Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/361

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libro sesto - capitolo iii 355


eresie, non per metter scisma tra li cattolici, come avvenirebbe condennando un’opinione seguita, se non dalla maggior parte, almeno dalla metá; che li autori di quel parere non l’hanno inventato per veritá, ma per trovar maggior stimolo alla residenza: con poco fondamento di ragione però, atteso che non si vedono gli uomini piú diligenti in guardarsi dalle transgressioni della divina legge, che di quella della Chiesa; che il precetto della quaresima è meno transgredito che quei del decalogo; che se il confessarsi e comunicarsi alla Pasca fosse precetto di Dio, non si comunicherebbono piú di quelli che adesso lo fanno; che il dir messa con li abiti è legge ecclesiastica, e nessun la transgredisce; chi non ubidisce alli comandamenti penali dei canoni, dará piú facilmente nella transgressione quando non tema pene temporali, ma la sola giustizia divina; né vescovo alcuno per quella determinazione si moverá, ma bene dará occasione di macchinar ribellioni dalla sede apostolica e restrizione dell’autoritá pontificia, come giá si sente sussurrare tra alcuni, e alla depressione della corte romana; che quella era il decoro dell’ordine clericale, qual negli altri luochi era rispettato per risguardo di quella; che quando fosse stata depressa, la Chiesa sarebbe meno stimata in ogni luoco: e però non era giusto trattar una materia tale senza comunicarla con Sua Santitá e col collegio de’ cardinali, a’ quali principalmente questa cosa toccava.

Non è da tralasciare il parere di Paulo Giovio vescovo di Nocera, che in sostanza disse esser il concilio ridotto per medicare una piaga grande certamente, che è la deformazione della Chiesa, della quale tutti sono persuasi esserne causa l’assenza delli prelati dalle sue chiese; il che da tutti affermato, da nessun è forse a bastanza considerato. Ma non è da savio medico trattar di levar la causa, senza aversene prima ben certificato, e senza ben avvertire se, levandola, causará altri mali maggiori. Se l’assenza delli prelati fosse causa delle corruzioni, meno disformazione si vederebbe in quella chiesa, dove nel nostro secolo li propri prelati hanno fatto residenza. Li sommi pontefici giá cento anni sono assiduamente fermati