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404 l'istoria del concilio di trento


E il registro delle littere, scritte da lui con molto sale e giudicio, m’è venuto fatto vedere; dal quale è tratta gran parte delle cose che si diranno.

Ma, avuto ultimamente l’avviso della promessa fatta da Mantoa, vidde la difficoltá di divertire la trattazione dell’articolo, e dalla dissensione nata tra li legati entrò in dubbio di qualche catena di mali maggiori, ed ebbe questo punto per principalissimo, cosí per la esistenza come per la reputazione. Perché come potrebbe sperar di reprimere li tentativi delli ministri d’altri principi, quando non provvedesse alli suoi propri? Pertanto conobbe che alla malattia gionta alle parti vitali convenivano rimedi potentissimi. Risolvette di dechiarar apertamente la mala sodisfazione che di Mantoa aveva, per cavarne frutto che egli mutasse modo di operare, o vero dimandasse licenza, o in altro modo da Trento si ritirasse: e quando bene ne seguisse la dissoluzione del concilio, tanto meglio. Li spazzi, che a Trento s’inviavano a lui come primo tra li legati, ordinò che si inviassero a Simonetta: levò dalla congregazione de’ cardinali preposti alle consultazioni di Trento il Cardinal Gonzaga, e per Federico Borromeo gli fece dire che il Cardinal suo zio pensava alla rovina della sede apostolica, ma non li sarebbe successo altro che rovinar se stesso e casa sua. Al Cardinal Sant’Angelo, amicissimo di Mantoa, narrò il pontefice tutte le cose successe, contra di lui mostrandosi alteratissimo, e non meno contra di Camillo Olivo, secretarlo del cardinale, come quello che non avesse operato secondo che gli promise quando fu mandato a Roma. Il che anco costò caro al pover uomo, imperocché, quantunque seguisse la riconciliazione del papa col cardinale, nondimeno dopo la morte di quello, tornato a Mantoa col corpo del patrone, sotto diversi pretesti fu impregionato dall’inquisizione e longamente travagliato; il quale, dopo cessate le persecuzioni, ho conosciuto io persona di molta virtú e non meritevole di tali infortuni.

In questa disposizione d’animo, arrivò Lanciano in Roma. Presentò tra le altre cose al pontefice una lettera sottoscritta