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Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. II, 1935 – BEIC 1916917.djvu/425

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libro sesto - capitolo vii 419


aggionte le perfezioni che nella corte romana s’acquistano. Questi esacerbarono anco li disgusti nati tra Mantoa e Simonetta, de’ quali s’è toccato di sopra, coll’andar sparlando e detraendo a Mantoa cosí in parole per Trento, come con lettere a Roma; il che era attribuito a Simonetta, dal quale li vedevano accarezzati; dal che purgandosi Simonetta col secretario di Mantoa e col vescovo di Nola, disse che per quel poco rispetto portato ad un tanto cardinale gli averebbe separati dalla sua amicizia, quando non fosse stato il bisogno che di loro aveva, per opporli nelle congregazioni alle impertinenze che erano dette dalli prelati.

Agostino Baumgartner, ambasciator di Baviera, essendo stato due mesi come privato in Trento per la pretensione di precedere li veneziani, finalmente ebbe commissione dal suo principe di comparir in pubblico, e fu ricevuto nella congregazione delli 27 giugno. Sedette dopo li ambasciatori veneti, e fece prima una protestazione, dicendo che sí come le ragioni del suo principe sono validissime, cosí egli anco era pronto per defenderle in ogn’altro luoco; ma nel concilio, dove si tratta di religione, non vuole star in questi pontigli, e pertanto si contenta cedere; e che ciò fosse senza pregiudicio suo e d’altri prencipi germani del sangue elettorale dell’Imperio. Risposero al protesto li ambasciatori di Venezia, con dire che il loro dominio aveva giustamente la precedenzia, e che come il duca di Baviera li cedeva allora, cosí doveva cederli in ogni luoco. Prosegui l’ambasciator la sua orazione molto longa e libera, dove narrò lo stato della religione in Baviera, dicendo quella esser circondata da eretici, quali hanno anco dentro penetrato. Esservi parrochi zuingliani, luterani, flaciani, anabattisti e d’altre sètte, qual zizzania li prelati non hanno potuto sradicare, per esser la contagione non solo nell’infima plebe, ma anco nelli nobili. A che ha dato ansa la mala vita del clero, le gran scelleratezze del quale non potrebbe narrare senza offender le caste orecchie di quell’auditorio; ma bastarli dire che il suo principe gli rappresenta che vana sarebbe e infruttuosa l’emendazione della dottrina, se prima non erano