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450 l'istoria del concilio di trento


non doversi presuppor per cosa cosí evidente che fosse sacrificio; e se alcun pigliasse impresa di provar il no, forsi converrebbe cedergli la vittoria; e ancora esser una troppo dura metafora a farlo tipo dell’eucaristia, e non piú tosto della croce. Laudò quei teologi che, avendo portato il luoco di Malachia, gli avevano aggionto quel di san Gioanni, d’adorar in ispirito e veritá, perché in vero formalissimamente l’uno e l’altro della stessa cosa parlavano e scambievolmente si dechiaravano. Non doversi far difficoltá sopra la parola «adorare», essendo cosa certa che comprende anco il sacrificio, e la Samaritana la prese nel suo generico significato; ma quando Cristo soggionse che Dio è spirito e conviene adorarlo in spirito, chi non vuole impropriare tutte le cose non dirá mai che un sacramento, che consta del visibile ed invisibile, sia puro spirituale, ma ben composto di questo e del segno elementare; però, che volendo alcuno interpretar ambi quei luochi della interna adorazione, non potrá esser convinto, e averá per sé la verisimilitudine, essendo piana l’applicazione che questa è offerta in ogni luoco e da tutte le genti, e che è pura spirituale, sí come Dio è puro spirito. Parimente seguí dicendo che le parole: «Questo è il mio corpo che per voi è dato, e il sangue che per voi e sparso», han piú piana intelligenza se si riferisce al corpo e al sangue nell’esser naturale che nell’esser sacramentale. Come dicendo: «Cristo è la vite vera che produce il vino», non s’intende la vite significativa, ma la reale produce il vino, cosí: «Questo è il mio sangue che è sparso» non dice che il sangue sacramentale e significante, ma il naturale e significato è sparso. E [da] quello che san Paulo dice del partecipar al sacrificio degli ebrei, e della mensa de’ demonii, intesi li riti da Dio per Moisé instituiti, e quei che da’ gentili erano usati nel sacrificare, non si prova l’eucaristia sacrificio. Esser chiaro appresso Moisé che nelli sacrifici votivi la vittima era tutta presentata a Dio e una parte di essa abbrucciata; e questo era il sacrificio: del rimanente, parte era del sacerdote, e il resto dell’offerente, e cosí questo come quello lo mangiava con chi a lui pareva; né