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500 l'istoria del concilio di trento


prendendo le informazioni necessarie, si poteva iscusare. Né potersi dire che, col rimettere al papa, la dechiarazione sia presupposta; poiché, avendo nel decreto di questa sessione replicati li doi articoli, risolvè che il negozio tutto intiero sia al papa rimesso: adonque senza presupposta alcuna.

Il decreto del sacrificio non ritrovo nelle memorie che porgesse materia a ragionamenti. E forse causa ne fu, perché la lezione delle parole non rappresenta cosí facilmente il senso, essendo la contestura piena di molti e inculcati iperbati; quali se attentamente non sono separati dalle parti proprie della orazione, distraeno uno dopo l’altro la mente del lettore a diverse considerazioni, che quando è ridotto al fine, non sa che cosa abbia letto. Della sola proibizione della lengua volgare nella messa da’ protestanti era detto qualche cosa. E pareva loro contradizione dall’un canto dire che la messa contiene molta erudizione del popolo fedele, e lodare che una parte sia detta sotto voce, e proibir in tutto la lingua volgare, ma poi comandar alli pastori di dechiarare qualche cosa al popolo. A che altri ben rispondevano nella messa esser alcune cose recondite, che debbono restar sempre coperte al popolo incapace, per causa del quale sono sommessamente dette e tenute in lingua litterale; altre di buona edificazione ed erudizione, che è comandato di dechiarare al popolo. Ma a questo veniva replicato con due opposizioni: l’una, che adunque questa seconda sorte conveniva metterla in volgare; l’altra, che bisognava distinguere quali sono e queste e quelle; perché, coll’aver commesso alli pastori che spesso dechiarino qualche cosa di quello che si legge, e non distinto che, soprastá pericolo che, per defetto di sapere, alcuno delli pastori dechiari quello che debbe esser conservato in arcano e tralasci quello che merita dechiarazione. Li studiosi dell’antichitá si ridevano di tali discorsi, essendo cosa notissima che ogni lingua litterale, e al presente ridotta in arte, fu al suo tempo nel proprio paese volgare; e che la latina, quando in Roma, in Italia tutta e nelle colonie romane in diverse provincie fu introdotta nella Chiesa, piú centenara d’anni anco dopo fu in quei luochi la lingua del volgo; e che resta ancora nel ponteficaile romano la