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70 l'istoria del concilio di trento


Sebastiano Pighino arcivescovo sipontino, e Alovisio Lippomano vescovo di Verona: in quello elesse una stretta confidenza tenuta con lui inanzi il ponteficato, in questo una fama di pietá, bontá e lealtá grande. Con tutti tre avendo tenuto molti secreti consegli, e apertogli il sincero del suo core, e instruttigli intieramente, diede un ampio mandato di intervenir per nome suo al concilio. La continenza del quale fu: al padre di fameglia appartiene sostituir altri a far quello che comodamente non può esso medesimo; per il che, avendo ridotto in Trento il concilio generale intimato da Paulo, sperando che li re e principi averebbono prestato il loro favore e assistenza, citò li prelati soliti ad intervenire per il 1° di maggio, per riassumere il concilio nello stato che si ritrovava. Ma per la sua grave etá e altri impedimenti non potendo, secondo il suo desiderio, trovarvisi personalmente presente, non volendo che la sua assenza porti impedimento, constituisce Marcello, cardinale zelante, prudente e saputo, per legato; e il sipontino e veronese, conspicui in scienza ed esperienza, nonci, con special mandato con le clausule oppurtune, mandandoli come angeli di pace, dando loro autoritá di reassumer, indrizzar e proseguir il concilio e far tutte le altre cose necessarie e opportune, secondo il tenore delle lettere di convocazione sue e del precessore.

L’imperatore ancora, a chi maggiormente premeva il negozio del concilio e l’avea per unico mezzo di farsi assoluto patrone di Germania, mandò a tutti gli ordini dell’Imperio protestanti il salvocondotto in amplissima forma per loro medesimi, o vero per gli ambasciatori loro e per li teologi che inviassero.

Ma mentre che si gettano questi fondamenti in Roma e in Augusta per fabbricarvi sopra il concilio di Trento, altrove erano ordite tele, che poi tesciute fecero grand’ombra alla dignitá e autoritá di quella sinodo; e fabbricate macchine che lo conquassorono e disciolsero. Il pontefice, immediate dopo

la sua assonzione, per osservanza di quello che aveva promesso in conclavi, restituí Parma ad Ottavio Farnese, la quale