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libro quarto - capitolo i 81


siano per affrettar la venuta, differisce la sessione per quaranta giorni, cioè sino alli 11 ottobre: e proseguendo il concilio nello stato in che si ritrova, avendo trattato giá detti sette sacramenti, del battesmo e confirmazione, ordina di trattar dell’eucaristia; e quanto alla riforma, delle cose che facilitano la residenza. Poi dal secretarlo fu letto il procuratorio imperiale, e dal conte di Monfort parlato, con dire che Cesare, dopo impetrata la reduzione del concilio in Trento, non aveva cessato di far opera che li prelati delli stati suoi vi si trasferissero: il che dimostra la presenza delli elettori e la frequenza de’ padri. Ma per maggior testimonio del suo animo aveva mandato don Francesco del regno di Spagna, e un altro delli stati patrimoniali, e di Germania sé, quantunque indegno, pregando d’esser per tale ricevuto. Rispose Gioanni Battista Castelli promotore per nome del concilio: aver sentito il mandato di Cesare con piacere, avendo da quello e dalla qualitá dei procuratori constituiti concepito quanto si può promettere; onde spera aiuto da loro, e ammette quanto può il mandato cesareo. Fu parimente letto il procuratorio del re de’ romani in persona di Paulo Gregorianozi, vescovo di Zagabria, e Federico Nausea vescovo di Vienna; e parlò questo secondo, e li fu resposto come a quelli dell’imperatore.

Dopo di questo comparve Giacomo Amyot abate di Bellozana, per nome del re di Francia, con lettere di quella Maestá, le quali presentò al legato, ricercando che fossero lette, e udita la sua credenza. Il legato, ricevutele, le diede al secretarlo da leggere. La soprascrizione era: Sanctissimis in Christo patribus conventus tridentini. La qual letta, il vescovo d’Orense, e dopo lui gli altri spagnoli dissero ad alta voce quelle lettere non esser inviate a loro, che erano concilio generale legittimo, e non convento; che però non fossero né lette né aperte in pubblica sessione, ma se il messo voleva dir alcuna cosa, andasse a casa. Molto vi fu che dire sopra il significato della parola conventus, persistendo li spagnoli che fosse ad

ingiuria; tanto che il magontino fu costretto dirli: se non volevano ricever una lettera del re di Francia, che li chiamava


Sarpi, Istoria del Concilio Tridentino - ii 6