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202 l'istoria del concilio tridentino


privata e non di principe, poiché non si ritrovava pur un suddito cattolico da mandare.

Era tornato da Roma il secretario di Lorena, mandato da lui per scolparsi delle imputazioni che gli erano date di far il capo di parte; il qual era stato raccolto dal pontefice con demostrazione d’amorevolezza, e mostrato di creder la sua esposizione, e risposto al Cardinal con una lettera, dove gli diceva contentarsi che si tralasciassero le cose contenziose, non si parlasse delli dogmi dell’ordine né della residenzia, ma s’attendesse alla riforma. La qual lettera avendo Lorena comunicato con Simonetta, per pigliar ordine di dar qualche principio, questo si rimise al ritorno di Morone; di che sentendo disgusto Lorena, come che dal pontefice fosse burlato, e congiongendo questo con un avviso venutogli che Morone, parlando coll’imperatore della libertà del concilio, dicesse che egli e li ambasciatori francesi fossero causa d’impedirla piú degli altri, si querelava con ogni occasione appresso tutti con chi gli occorreva parlare, che il concilio non avesse libertá alcuna, e che non solo da Roma si aspettasse risoluzione d’ogni minimo particolare, ma ancora non si riputassero degni li padri, né meno il Cardinal Madruccio e lui, di saper che cosa da Roma fusse comandato, acciò potessero almeno conformarsi con la volontá di Sua Santitá; e che gran cosa era il vedere che si spedissero dalli legati a Trento cosí frequentemente corrieri a Roma, eziandio spesse volte sopra la medesima materia e per ogni minima occorrenza, e nondimeno mai si sapesse che risoluzione o che risposta fosse venuta di lá; né meno fosse pur detto questo universale, che la risposta fosse venuta. Le qual cose dalli pontifici erano sentite con molto rossore, per esser cosí apparenti e pubbliche che non si potevano né negare né iscusare. Pieno Lorena di queste male satisfazioni, il dí seguente, essendo chiamato a consulta per trattar d’incominciar le congregazioni, poiché Morone aveva scritto dover esser di ritorno fra otto giorni, stettero ambe le parti buona pezza di tempo senza dir parola, e poi entrati nelli complementi, in fine si partirono d’insieme, senza aver parlato della materia.