Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. III, 1935 – BEIC 1917972.djvu/257

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libro ottavo - capitolo iii


nel libro medesimo; e dechiarava oltre ciò il decreto che quelle non possono esser esercitate se non da chi, essendo promosso dal vescovo, ha ricevuto da Dio la grazia e impresso il carattere per poterlo esercitare. Ma quando si fu per stabilirlo, si rincontrò gran difficoltá per resolver una vecchia e vulgata opposizione: che bisogno vi fosse di carattere e potestá spirituale per esercitar atti corporali, come legger, accender candele, sonar campane, quali non solo possono esser cosí ben fatte, ma anco meglio dalli non ordinati che dagli ordinati; e massime dopo che era andato in disuso che ordinati esercitassero quelle fonzioni. Si considerava che si veniva a condannar la Chiesa, quale per tanti anni aveva intermesso l’uso. Era anco difficoltá, volendolo rimettere in piedi, come venir alla pratica; perché conveniva ordinar alli minori non putti, ma uomini, per serrar la chiesa, sonar le campane, scongiurar inspiritati; il che facendo, si opponeva a quell’altro decreto che li minori ordini fossero gradi necessari alli maggiori. Del diaconato ancora non si vedeva modo come restituirli li tre uffici: ministrar all’altare, battezzare e predicare. Similmente dell’ordine degli esorcisti, come quell’officio potesse esser da loro esercitato, essendosi introdotto per uso che da soli sacerdoti siano li spiritati scongiurati. Antonio Agostino, vescovo di Lerida, era di parere che si lasciasse in tutto e per tutto quella trattazione, dicendo che, sí come certa cosa era che questi fossero ordini e sacramenti, tuttavia difficilmente s’averebbe persuaso che nelle chiese primitive, quando pochissimi erano li cristiani, fossero introdotti; che non era dignitá della sinodo descender a tanti particolari; che bastava dire gli ordini minori esser quattro, e non descender a maggior specialitá di dottrina, e in pratica non far alcuna novitá. A questo s’opponeva che la dottrina de’ protestanti, quali chiamano quelle ordinazioni ceremonie oziose, non sarebbe condannata. Ma il cardinale di Lorena fu autore d’una via di mezzo: che si omettesse quel capo, e che bastavano quattro parole, rimettendo la esecuzione ai vescovi, che procurassero di farle osservar quanto loro fosse possibile.