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252 l'istoria del concilio tridentino


Stabilite queste cose, fu risoluto di legger il tutto nella consulta di quei principali, acciocché nella congregazione generale le cose passassero con intiera quiete. Si contentarono ambe le parti, eccetto che per il sesto anatematismo, dove si dice la ierarchia esser instituita per ordinazione divina. L’arcivescovo d’Otranto e altri prelati pontifici s’insospettirono che le parole, espresse in termini cosí generali, significando che tutti gli ordini sacri, senza far differenza tra l’uno e l’altro, siano per ordinazione di Cristo, potesser inferire che i vescovi siano uguali al sommo pontefice. Ma li teologi e canonisti pontifici li esortarono a non metter difficoltá, essendo cosa chiara dalli canoni antecedenti e seguenti che non si trattava se non de cosa pertinente all’ordine, nel che il pontefice non eccede gli altri vescovi, e della giurisdizione non si faceva menzione alcuna. Li medesimi ancora ebbero in suspetto le parole del proemio del capitolo della residenzia, dove si diceva che per precetto divino tutti quelli che hanno cura d’anime sono ubbligati conoscer le pecorelle sue ecc., inferendo che quello fosse un modo di dechiarare che la residenza sia de precetto divino. Ma la maggior parte delli medesimi pontifici sentivano in contrario, dicendo che tutti quei particolari, che si dicono esser comandati da Dio a chi ha cura d’anime, si possono anco osservar in assenzia, quantonque con la presenzia si adempino piú intieramente; e massime che le parole che seguono proveggono in maniera che non può esser d’alcun pregiudicio a Sua Beatitudine: aggiongendo anco che, essendo stato accomodato in quella forma dal Cardinal di Mantoa, era stato piú e piú volte posto in consultazione, né mai era stato fatto quel dubbio sopra; e che a Roma medesmamente non l’avevano giudicato pregiudiciale. Non per questo fu possibile rimover dall’opinione sua Otranto e altri che lo seguivano.

Alcuni delli spagnoli fecero diligente instanza della dechiarazione per l’instituzione de’ vescovi e per la residenzia de iure divino; ma furono costretti a desistere, essendo persuasi la maggior parte de’ loro colleglli dal Cardinal di Lorena, il quale usò con loro termini di conscienzia, dicendo che non fosse cosa sicura e grata a Dio, vedendo di non poter far il