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326 l'istoria del concilio tridentino


tempi anco aveva avuto resoluzione dall’imperatore che si contentava e averebbe coadiuvato al fine. E se ben il noncio avvisava che quella Maestá era stata dubbiosa a risolversi, e che vi era pericolo che non si mutasse, nondimeno, intendendo che il re de’ romani era stato autore di farlo deliberare, dicendo che era ben finirlo, perché non faceva né vi restava punto di speranza che facesse alcun buon frutto, restava certo che quel re, da se stesso e da buona ragion mosso, averebbe perseverato in proposito, e per consequenza mantenuto il padre in opinione.

Ma in Trento li ambasciatori francesi, dopo l’orazione, non comparvero piú in pubblico. Fecero intender a quei pochi prelati che restavano l’intenzione del re essere che si opponessero al quinto capo e al secondo, in quanto le persone e cause di Francia per virtú di quelli potessero esser tirate a litigar fuori del regno; e al decimonono, in quanto le prevenzioni venivano canonizzate e privati li parlamenti delle loro prerogative nelle cose beneficiali.

Li legati, finito che fu di dire il parer di tutti sopra li ventuno capitoli, proposero di parlar sopra gli altri; a che tutti gli ambasciatori s’opposero per il capo dei principi. Si dolevano li padri che trattandosi di reformar, come sempre s’era detto, tutta la Chiesa nel capo e nei membri, in fine li principi non volessero alcuna riforma se non per l’ordine clericale, il qual anco non poteva esser reformato, se li prelati erano impediti nel far li carichi loro e se non era conservata la libertá ecclesiastica; e pur tuttavia li principi, che mostravano desiderar riforma, si opponevano a quel decreto che restituiva loro la libertá e la giurisdizione necessaria per riformare. Li legati si scusavano che non potevano mancar di dar qualche sodisfazione al li prelati; che li ambasciatori avevano avuto tempo di allegar li loro gravami e di trattar la causa con ragione, ma che era troppo violenzia l’opponersi solamente de facto e mostrar che il concilio sia solamente per l’ordine ecclesiastico e non per riforma di tutta la Chiesa.

In quei medesimi giorni arrivò nova che l’imperator era