Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. III, 1935 – BEIC 1917972.djvu/467

Da Wikisource.


INDICE DEL TERZO VOLUME

LIBRO SETTIMO


Capitolo I (18-30 settembre 1562). |||
 p. 3
[Considerazioni dell’autore sul procedimento, parte annalistico parte diaristico, da lui seguito nella narrazione. — Per ordine del re gli ambasciatori francesi insistono perché, a trattare la materia dogmatica, si attendano i loro padri, e si tratti intanto la riforma. — Analoga richiesta degli imperiali. Opposizione dei legati. — Arti usate a Roma per ostacolare l’andata al concilio del cardinale di Lorena 0 menomarne l’azione. — Si propongono otto articoli dell’ordine alla trattazione dei teologi, che, divisi in quattro classi, li discutono. — Concordano che l’ordine sia sacramento, ma non sul numero degli ordini. — Gli imperiali e gli spagnoli, accordatisi per sollecitare la riforma, insistono perché si proponga l’istituzione dei vescovi de iure divino. Opposizione dei legati. — Si esamina l’articolo della gerarchia ecclesiastica: disputa se questa sia negli ordini o nella giurisdizione. — Dell’intervento dei secolari nelle elezioni vescovili. — Se nell’ordine si conferisca lo Spirito santo e il carattere. — Sui riti che accompagnano il conferimento di questo sacramento.]
Capitolo II (1-12 ottobre 1562). |||
 p. 21

[Memoriale dei legati al papa sulle richieste di riforma presentate al concilio. — Pio IV rifiuta all’ambasciatore francese di far differire la sessione. — Nelle congregazioni teologiche, dove discutesi a lungo l’articolo della superioritá dei vescovi sui preti, gli spagnoli risollevano anche la questione dell’istituzione dei vescovi de iure divino; i teologi pontifici la combattono. — I legati, indagati i propositi dei padri sulla riforma, e particolarmente sulla residenza, riferiscono a Roma per averne direttive. — Pio IV, preoccupato anche delle intenzioni dei francesi, pubblica una bolla di riforma di molti abusi. — Preoccupazioni causategli pure dal contegno degli spagnoli, dal prossimo invio d’un altro ambasciatore di quel re a Trento e dalla tendenza in molti padri a prolungare il concilio. — L’abate di Manne è inviato