Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/128

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68 lettere di fra paolo sarpi.

colli di mercanzia al Lazzaretto, e si aprono; e quando si trova libri, ci è sempre da dare qualche cosa. Al presente questi papícoli sono fatti tanto insolenti, che è difficile vivere.

Quando ci sarà occasione, scriverò a V. S. e riceverò la sua grazia. In questo secolo non ho veduto uomo il quale abbia scritto cosa sua propria, salvo Vieta in Francia e Gilberti in Inghilterra. Le cose di Vieta io le stimo sommamente, siccome meritano.1 Dal catalogo ch’egli fa in alcuni delli suoi libri stampati, si vede che scrisse molte altre belle speculazioni; delle quali una mi è capitata in mano molto degna, intitolata: De Recognitione æquationum, e la tengo per molto cara.

Quando V. S. possi ottenere alcuna altra cosa di suo, mi farà favore singolarissimo. Intendo che questo famoso ingegno valeva grandemente nella cognizione delle cifre: non è possibile non abbi lasciato qualche scritto in tal materia, e avendolo lasciato, che non sii cosa degna. Ma li suoi eredi perchè non fanno stampare tutto quello ch’è restato? A me pare che l’onor del morto e il beneficio de’ vivi lo richiedano.

Finalmente, dopo molti disegni fatti, abbiamo risoluto di mandar relazione delle cose successe nelle controversie passate, ma in mano del signor Foscarini; di maniera che presi le cose già princi-


  1. Lasceremo parlare ai biografi del valore e perfino delle scoperte di Fra Paolo nelle scienze fisiche, nelle matematiche ed anche nella medicina. Francesco Viete viene riguardato siccome inventore dell’algebra così detta speciosa, e vuolsi che il Sarpi lo avesse precorso in taluno dei pensamenti a cui quegli deve l’immortalità del suo nome.