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lettere di fra paolo sarpi. 83

italiano come in francese. Prego Dio che vi doni una perfetta felicità, e vi bacio umilmente le mani.

Venezia, 22 luglio 1608.




XXVI. — Al signor De l’Isle Groslot.1


Spesse volte dubito di esser noioso a V. S. con la lunghezza delle mie lettere; e se essa col rispondermi non mi desse sicurtà di continuare, perderei l’ardire di farlo.

Al presente, per scriverle qualche soggetto, voglio mandarle la qui allegata ode del signor Menino, che m’è parsa degna d’esser veduta. Per intelligenza, le dirò solo, che Giovan Francesco Sagredo, nobile di questa Repubblica, ha fatta una solenne burla alli Gesuiti, avendo finto nome d’una gentildonna vedova e ricca, e cavato di mano alli savi Padri buon numero di lettere responsive, piene della loro dottrina e arti, ora col ricercar risposta de’ dubbi e scrupoli, ora col dimandar consiglio di far testamento, e con altre maniere; e la tresca è durata da quattro mesi, con lettere due volte la settimana, chè così frequentemente vanno da questa città a Ferrara. Adoperò nel principio il gentiluomo il mezzo di una (noi diciamo qui) chietina, cioè divota delli Gesuiti, ma internamente schietinata; per mezzo della quale ingannò alcuni fautori delli buoni Padri qui, che fecero l’ufficio di mandar le lettere. Questo gentiluomo era per partir sabato, come partì,


  1. Tra le stampate in Ginevra (1673), pag. 48.