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lettere di fra paolo sarpi. 219

maestà del principe. Li Ungari pretendono ricuperar da Ferdinando arciduca alcune piazze sull’Adriatico spettanti a quel regno. Malamente tante turbolenze s’acqueteranno. Della tregua nei Paesi Bassi non so più che dire, avendo nuove contrarie: voglio aspettar l’esito, prima che fermar la mia credulità.

È arrivato l’Assenmullero mandato del signor Bongars, il quale sarà del signor Molino, che ne desiderava uno; poichè già dal signor Castrino io ne ricevei un altro per questo spaccio. Il detto signore m’ha fatto capitare un altro libretto sopra li Gesuiti, che mi riesce grato. Mi sono anco state mandate di Parigi alcune proposizioni di monsignor Vignier, De Antichristo, molto ben digeste. Ringrazio ben molto V.S., che riceva sopra se tutto l’obbligo verso il signor Castrino, perchè merita questo signore doppia ricompensa per li molti favori che continuamente mi presta.

Ognuno sta attento a vedere quello che riuscirà in un negozio ch’è in piedi per la vacanza dell’abbazia della Vangadizza; luogo posto alli confini del Ferrarese, che ha entrata da 12,000 ducati. Il pontefice l’ha data a suo nepote, quale ormai ha 100,000 ducati di beneficii ecclesiastici. La Repubblica prega il papa di darla alla congregazione de’ Monachi: però le cose stanno così. La Repubblica non ha passato innanzi a far azione alcuna, nè il nepote del papa dimanda la possessione. Non è facile giudicar quello che possa riuscire. Se, per accidente (cosa che non credo), si contenterà, la contenzione non passerà le parole, e i confini ai quali sono poste da Spagna le colonne d’Ercole.

Il Padre Fulgenzio sta predicando, come già due