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220 lettere di fra paolo sarpi.

anni, quando V.S. lo sentì; chè l’anno passato non predicò. Sono state fatte gran macchinazioni contro lui: sino al presente sono superate: così Dio faccia succedere all’avvenire. Il signor Molino la saluta, e riconosce il libro dell’Assenmullero da Lei; e io le bacio le mani.

Di Venezia, il 30 di marzo 1609.




LXV. — Al nominato Rossi.1


Io tengo tre lettere di V.S., due venute per questo spaccio, l’altra con l’ordinario passato; ma non so per qual causa pervenutami in mano il giorno dopo la partenza del corriere, che fu la causa perchè allora non le scrissi. Risponderò a tutte passo per passo.

Il signor ambasciatore ha mandato i libri consegnatigli da V.S. a Torino, per via di Lione, di dove verranno a Bergamo, essendo massa troppo grossa per mandare con lettere. In questi saranno anche le arringhe del signor Servino. Scriverò a monsignor Gillot alla ricevuta della sua raccolta, e frattanto pregherò V.S. si degni far i miei ringraziamenti ad ambidue, e ad accertarli della mia gratitudine per i molti favori che mi fanno.

I brevi di papa Clemente VII e dell’imperatore Carlo V sono, per verità, memorie degnissime, e mi meraviglio che non ne sia stato tenuto miglior conto. Qui in Venezia non furono mai stampati. Io n’ho veduto due esemplari; uno di stampa di Magonza;


  1. Tra le raccolte dal Bianchi-Giovini, pag. 164.