Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/294

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234 lettere di fra paolo sarpi.

sovranità del principe si sottragga, quel principe fin d’allora rimansi esautorato di fatto. Io su questo non ardisco mettere altre parole, eccetto che si può resistere nella pratica all’abusatore dei diritti ecclesiastici. Ma se pretendessi venir fuora con rimedi legali, mostrerei qualche presunzione delle mie forze.

È noto alla molto ragguardevole S.V., come la materia non sempre risponde all’arte; e che tal costumanza per alcuni regni è buona, che in altri fa per lo più mala prova. Dalle nostre ultime disputazioni, Ella già s’accorse che solo col fatto tenemmo fronte al papale interdetto. I padri nostri con buon successo si valsero dell’esperimento d’appello al futuro Concilio contro l’interdetto di Sisto IV; ma esso, rispetto al monitorio di Giulio II, non diè buon frutto. E però, con ragioni di peso e d’evidenza, rifiutammo quel rimedio, siccome inutile affatto. Stemmo in pensiero sulle altre prove da voi adoperate; ma per incarnarle nei fatti, non rinvenimmo modi e vie accomodate. Se mi vien di Francia qualche libro in proposito, avidamente lo leggo, confidando di rintracciare finalmente il bandolo per isviluppare le difficoltà che s’incontrano. Ella è l’uomo che mi bisogna; nessuno potendomi aiutare meglio di Lei, che da gran pezza ha dato opera a tali studi e (ciò che più monta) a tali esercizi. Con ansietà vivissima aspetto la collezione da Lei pubblicata; la scorrerò e considererò con ogni attenzione, ne sia persuasa; e se m’apparirà qualche barlume di pratica fruttuosa, tanto ricorrerò a Lei per consiglio, quanto basti a rendermi fastidioso. Mi sarà pur una volta dolce la morte, se in-