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lettere di fra paolo sarpi. | 281 |
Per tre corrieri le mandai il libretto richiestomi, e pensomi che sia giunto. Ora le mando un esemplare del breve pontificio,[1] cavato dalla scrittura autentica, ch’io stesso ebbi fra mano. La cosa ha desto tal rumore, che la romana curia non può più farsi forte del mistero: maraviglie per voi lontani; per noi spettacolo di tutti i giorni. Il papa ha regalato al cardinal nipote Borghesi tanti benefizi, sia in titolo, commenda o pensione, che, or fanno due mesi, ne aveva il frutto di 14,000 ducati d’oro; e non so ora a quanto aggiunga la somma. E s’arrabatta tanto pel contrastato monastero di Vangadizza, da sentirmi tentato a credere che in fine l’avrà. Sapete che nel mondo la vittoria resta ai caparbiamente volenti. I mali usi vanno sì a dirotta, che, se la morte non segue, il fiero morbo ci fia salute. A mio tempo, Pio V, in cinque anni, cumulò pel nipote cardinale 25,000 ducati;[2] Gregorio XIII, in tredici anni, per uno dei nipoti, 30,000 e per l’altro 20,000; Sisto V,[3] per l’unico nipote, 9,000; Clemente VIII, in tredici anni per un nipote 8,000, per l’altro 3,000, questi, in quattro anni, per uno solo 140,000. Dove andremo a cascare? Dio solo lo sa. È voce universale che ogni settimana si recano al papa in due cassette i denari lucrati dagli offici della Dataría e della Camera; egli li mescola e rimescola con le sue mani, e per la vista e il tatto ne prende gran
- ↑ Sarà certamente quello di cui parla la Lettera LXX, e che riguarda l’uccisione di Fulvio da Rieti.
- ↑ Il che non impedì che non fosse, dopo morte, registrato nel catalogo de’ Santi.
- ↑ Manca nel testo latino questo nome (Sixtus), che la cronologia stessa domanda. Tutti, poi, conoscono la Storia del nepotismo papale, scritta poco dopo que’ tempi.