Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/342

Da Wikisource.
282 lettere di fra paolo sarpi.

piacere; poi comanda si portino al fratello Giambattista. Ma tiriamo un velo su queste miserie.

M’ha fatto altissima meraviglia quel ch’Ella scrive; vale a dire che i patroni laici, di pieno diritto e in forza di decreti, conferiscano i benefizi. Ho desiderio vivissimo di vederli. Tengo qui la collezione di Paponio, e presto avrò anche quella del Boccello: vorrei m’indicasse dove e sotto a quali titoli si ritrovino in questi autori. Non ho letto ancora Boccello, e detti una corsa a Paponio;1 ma bisogna aver alle mani materie da rintracciare per esaminarli. Il re d’Inghilterra mandò il suo libro a questa Repubblica. Il pontefice a Roma e il nunzio qui le stillaron di tutte perchè non fosse ricevuto; ma indarno. L’opera, poi, è da re; ma avrei bramato che fosse svolta con più accuratezza la parte politica, e toccata sol di volo la profetica. Ma siamo così fatti noi altri uomini; nelle proprie faccende rimessi, e cupidi di grandeggiar nelle altrui. Finalmente non è poco che i re principino a scrivere: volesse Dio che cominciassero anco a imparare!2

La prego di moltissimi saluti al signor Casaubono. Sento che il signor Otmanno Villerio trovasi nella regione di Cleves, e però non gli scrivo. I miei ossequi al suo ritorno. Si mantenga in salute la S.V. eccellentissima, e mi voglia lo stesso bene.

Venezia, 21 luglio 1609.




  1. Giovanni Papon, morto nel 1590, e autore di una raccolta di Decreti.
  2. Voto che può oggi estendersi a più altre classi di fortunati o potenti.