Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/351

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lettere di fra paolo sarpi. 291

avrà saputo come il re d’Inghilterra ha mandato il suo libro alla Repubblica con una lettera di singolare affezione, alla quale è stato risposto con pari amorevolezza e riverenza, e il libro è stato accettato. Ma non è piaciuto al signor duca di Savoia far l’istesso: egli l’ha rifiutato; siccome il granduca di Toscana, avendolo ricevuto dall’agente suo che ha in Inghilterra, l’ha dato al confessor suo che l’abbruci. Io credo che quel re dia molti disgusti per causa di questo libro. A Roma l’hanno già proibito,1 a dozzina con alcuni altri che sono usciti nuovamente.

Io credo che costì le cose sieno in decadenza, come V.S. scrive; nè mi maraviglio, essendoci chi fa ogni opera per precipitarle. Dio vuole che l’aiuto s’attenda da lui solo, e mortifica tutti quelli che confidano in mezzi umani. Qui le cose non passano in tutto bene, e questo forse per l’istessa causa, che noi non aspettiamo da sua Maestà divina puramente li favori: ma se dovrò parlare umanamente, dall’istessa causa viene che le cose vanno deteriorando costì e qui. Le arti mondane sono molto sottili per far male. Di dove è venuto che quel gran principio fosse sopito, di là anco viene che nissun altro si può eccitare.

Intorno le cose di Provenza, quando V.S. sarà in Parigi, la pregherò intendere da qualche eccellente soggetto qualche particolare; cioè come il re abbia perduta la sovranità di Avignone e del contado Venosino: imperocchè, essendo molte figlie del-


  1. Questo libro portava il titolo di Apologia pro juramento fidelitatis, e fu proibito con decreto dei 23 luglio 1609.