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292 lettere di fra paolo sarpi.

l’ultimo conte di Provenza, alla morte del padre si ritrovò la primogenita in matrimonio di san Luigi, e l’altra senza marito. A questa il padre lasciò la Provenza. San Luigi ebbe il testamento per nullo, e pretese lo stato per la moglie sua; poi, maritata l’altra a Carlo suo fratello, li cesse il contado. Pare che perciò gli dovesse restar la sovranità; onde quando la regina Giovanna diede o vendette a Clemente VI Avignone e il contado, non pare che potesse derogare alla sovranità regia. Questo punto vorrei che mi fosse risoluto da qualche valent’uomo.1

Mi sono stati molto grati li avvisi da Praga, che confermano le stesse cose che noi abbiamo qui da quelle regioni; siccome anco da tutti li luoghi di Germania siamo assai bene avvisati. Non so pronosticare se la pace universale, in cui il mondo versa, sia per durare o per interrompersi con le cose di Cleves. Inchino nondimeno a credere piuttosto pace che guerra, con suspicione che chi s’intromette, lo faccia per male, com’è il suo solito; purchè col voler esser arbitri d’ogni negozio, non incorrano un odio, universale.

Nel negozio della nostra Abbazia, si tiene che sia trovato temperamento; sicchè con comune soddisfazione si terminerà. A me dispiacciono tutte le risoluzioni che non sono a mio grado. Dio ci doni conoscenza e buona volontà! Io resto con molto desiderio d’incontrare occasione di servir V.S.; alla quale, per fine di questa, bacio la mano.

Di Venezia, il 18 agosto 1609.



  1. Questo quesito medesimo era stato dal Sarpi proposto al Groslot nella Lettera (XLVI) degli 11 dicembre 1608.