Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/362

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302 lettere di fra paolo sarpi.

bitrio del re,1 dove pare che tutti li negozi del mondo si riferiscano. Dio gli doni grazia di ricomporre li moti di Germania, come ha composti quelli d’Italia.

Già il negozio dell’Abbazia è finito; e se qualche reliquia delle cose passate rimane, tutto terminerà in bene per opera di Sua Maestà, e delli suoi ministri, che ha uno a Roma e l’altro in questa città.

Io resto con ammirazione come li Spagnuoli tacciano: essi procedono con somma modestia e stanno a vedere. Udii una volta narrare l’astuzia del lupo, che se è per assaltare un mulo, nel principio sta un poco lontano, e lo lascia tirare sinchè si stanchi. D’una tal cosa dubito; e se gli uomini procedono con le solite maniere, credo averne buona ragione. Sin tanto che Dio non voglia mutar le cose, conviene in questo caso dire di non saper più oltre.

Quanto al successore di Champigny, intendo dall’altra parte ch’egli continuerà ancora per cinque anni; e certo, nessun potrebbe fare il servizio del re meglio che lui. La via di Bergamo per aver i libri non è troppo buona. Per quella mi sono state inviate le raccolte di monsieur Gillot e di monsieur Bocchello, e per ancora non le ho ricevute. Quella di mare ancora non è troppo buona, attesi li rispetti di sanità, per i quali le robe vanno al lazzeretto, e passano per diverse mani e occhi. Credo che per questo sia per ora necessario soprassedere, aspettando miglior comodità e occasione.

Io veggo un periodo e rivolta di ruota molto favorevole alli Gesuiti. Non vi basta d’averli padroni in Francia, che li volete in Italia. Dio vi dia


  1. Vale a dire, del re Enrico di Francia.