Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/419

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lettere di fra paolo sarpi. 359

nuova che in Boemia li hanno condennati a contribuire delle loro intrate la porzione per le fazioni pubbliche, e proibito l’acquistar maggiormente, e comandato che volendo insegnare, si mettino sotto il presidente dell’Università: ma essi sono stati così buoni maestri, che hanno saputo voltar ogni cosa in bene; e mostrato che, contribuendo alli carichi pubblici, non vi è ragione di proibirli li acquisti, e che sotto il presidente dell’Accademia non possono essere per le loro constituzioni; per il che saranno necessitati restare d’insegnare: laonde hanno ottenuto d’insegnar liberamente, e di acquistare quel che potranno, con condizione di pagare al pubblico. Io aspetto bene che superino ancora questa difficoltà.

Dopo scritto sino a questo segno, ho ricevuto quella di V.S. delli 11 novembre; dalla quale veggo come ella prudentissimamente ha giudicato, che la corte romana non averebbe detto cosa alcuna nel caso dell’abate Cornaro; sì come anco nelle altre cose la passa con grandissima facilità, nè mai si ebbe meno da fare che al presente di costà. Senza dubbio è venuto il vento della tranquillità; quale avendo tentato per duoi anni nè essendoli riuscita la parte di qua, ha tentato quella di là.

Il cambio degli aiuti in consigli di Cleves era preveduto, e già si vede che a voi basta essere arbitri del negozio. Le cose di Boemia senza dubbio sono state fatiche vane, avendo medicato il male1 e lasciato il cancelliere, causa del male. Di Stiria e di Carinzia par che non si parli più; se non che, la


  1. Invece di questa parola è nella prima stampa un asterisco. Il supplimento fattosi sembra a noi troppo naturale.