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lettere di fra paolo sarpi. 367

tori, non conviene in questa atrocità di scelleratezze, e si difenderà l’azione con ottime ragioni. Non credo che alcuno qui vi pensi per ancora; ma io, che sospetto di ogni cosa, vado pensando in me stesso tutto quello che possano dire. Furono retenti per queste stesse cause altri preti indiziati come complici; li quali, trovati innocenti, sono stati rilasciati. Ma al nunzio, che mandò alli signori Capi1 a dimandarli, offerendosi di giudicarli egli, fu data dal cavaliere Almorò Zane una così rigida risposta, che gli dà occasione di non mandar mai più.

Ho veduto il manifesto che V.E. manda al cavalier Molino, fatto dalli due principi in Dusseldorf; e perchè le cose sono comuni, debbo essere a parte a ringraziarlo. Con che facendo fine, le bacio riverentemente la mano.

Venezia, 18 dicembre 1609.




CXIII. — Al signor De l’Isle Groslot.2


Al conto che io faccio, tutte le mie lettere sono capitate a V.S.; alla quale son stato senza scrivere alcuni spacci, per dubbio ch’Ella non fosse indisposta, e perciò dovesse ricever noia dal leggere e gravame dal rispondere; sì come poi, e per la passata e per questa delli 24 novembre, veggo ch’Ella è stata. Mi duole molto dell’infirmità sua passata, ma più delle reliquie che rimangono; per estirpar le qua-


  1. I capi del Consiglio de’ Dieci. Vedasi al principio della Lettera CXVI.
  2. Dalla raccolta di Ginevra, pag. 210.