Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/428

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368 lettere di fra paolo sarpi.

li, e a fortificar bene la parte offesa, io esorto V.S. che attendi con ogni spirito, poichè ciò si fa più facilmente innanzi che il male prenda piede e si abitui.

Delle mie lettere io son certo che nissuna si è perduta tra Parigi e qua, per aver avuto sempre avviso della ricevuta: di là da Parigi non credo vi possi incorrer alcun incontro cattivo.

Non dubito che li padri Gesuiti ricevino repulsa della cattedra,1 con tutta l’opposizione della Sorbona, dell’Università e ancora del Parlamento; ma io non so poi quanto debbi esser utile nè a loro nè alla Francia il suscitar le controversie che starebbono meglio sopite. Io mi maraviglio come siano in credito costì, dove fanno pubblicamente l’ufficio filosofico d’applicare activa passivis. Ho ben qualche volta pensato, che alcun loro fautore di costì lo faccia per farli perdere il credito; ma non lo veggo così imprudente negli altri suoi maneggi. Più tosto credo quel che V.S. dice, che sono adoperati per coprire qualche difetto; sì come qui da noi non vediamo se non persone manifestamente scellerate mostrarsi affezionate a quella parte.2

Monsieur Assellineau m’ha riferito l’incontro occorso al signor Badoverio; del quale però ne fui avvisato per lo spaccio innanzi da lui. Mi dispiace che non abbia avuto buona fortuna nelle azioni sue, dopo la morte di sua madre.

Faranno tanto li Spagnuoli, che disturberanno li


  1. Cioè la cattedra delle Controversie della religione, novamente fondata e ad essi conferita dal troppo illuso Enrico IV. Vedasi alla pag. 363 e ad altri luoghi.
  2. Ci contenteremo di dire a tal proposito, che ancora in questo l’andazzo non ci sembra sostanzialmente mutato.