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lettere di fra paolo sarpi. 381

ambe le parti, per la polizza che V.E. manda; e concludo che a governar il mondo con quiete, sii più necessaria una grossezza mediocre, che soverchia sottilità.1

Dalle lettere di Brandeburg mi par vedere gran rispetto di parole verso l’imperatore, ma non molto di fatti. La Germania va a via d’incantonarsi, piuttosto che altro. Le ragioni del duca di Sassonia che mi ha fatte leggere, par che siino promosse più per crescere il numero de’ pretendenti, che per altro; essendo assai rancide. Quanto all’andata delli principi in Italia, senza dubbio non saranno tutti in persona, ma le istanze di Francia faranno che ne saranno alcuni; se però l’andata del principe di Anhalt a quel re, dove a quest’ora deve essere, non fa mutare qualche cosa. Si vanno stuzzicando in molti luoghi di Germania li Cattolici e li Protestanti; e già vi è passata qualche azione fastidiosa tra il vescovo di Bamberga e il marchese di Anspach, per un prete messo dal vescovo in una terra e scacciato dal marchese; ed il vescovo ha fatto guardare da 500 armati la gente dell’elettore di Brandeburg, che tornava dalle nozze. Sarà gran cosa se questi moti s’acquieteranno col negozio.

Io finirò qui pregando Dio che doni ogni felicità a V.E., alla quale bacio riverentemente la mano.

Di Venezia, li 25 dicembre 1609.

Se ben questa è assai lunga e tediosa, non voglio tacer un altro particolare. Passa voce in Mi-


  1. Preghiamo i sapienti in politica di non voler chiudere affatto gli orecchi al giudizio che sul governo delle umane cose facevasi da frate Paolo Sarpi.