Pagina:Satire (Orazio).djvu/114

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Tra ’l bene e il male altra gran parte ondeggia,
E or questo segue, ed ora a quel s’appiglia.
Spesso di tre anella avea guernita,
Talor ignuda d’ogni fregio avea
15Prisco la manca, uomo incostante a segno
Che dieci volte il dì si dispogliava
Il laticlavo, e da un palagio altero
Di repente n’andava a rintanarsi
In un tugurio vil, donde un liberto
20Civile alquanto avrìa d’uscir vergogna.
Oggi far vita scapestrata in Roma,
Doman voluto avrìa fare in Atene
Il dotto e il saggio; ei veramente in ira
Di quanti son Vertunni al mondo nacque.
25Volanerio buffon, da che una fiera
Chiragra a lui fiaccate ebbe le dita,
Manteneva a giornata un che per lui
I dadi raccattasse e gli mettesse
Nel bussolotto. Quant’ei più costante
30Nel vizio, tanto meno era infelice
Del primo che la fune ora tirando
Or allentando era in travaglio sempre.
Or. E non vuoi dire ancora, ceffo da forca,
A che son volte le tue magre istorie?