Pagina:Satire (Orazio).djvu/116

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Imprecazioni ch’io ridir non oso.
Dirà taluno, e dirà il ver, ch’io troppo
60Lascio tirarmi dalla gola, e il naso
Al pingue odor delle vivande allargo,
Ch’io son vile, poltron, ne volet’anco
Di più? rifrustator delle taverne.
Ma voi essendo quel ch’io sono, ed anco
65Peggior di me, non fate che insultarmi
Qual se foste migliore, e mascherate
Con le belle parole i vizj vostri.
E che direste ancor, s’io vi provassi
Che siete stolto più di me comprato
70Al prezzo vil di venticinque scudi?
Non fate il viso brusco, a fren tenete
La collera e le man, finch’io v’esponga
Quel che insegnommi di Crispin l’usciero.
Voi siete cotto della moglie altrui;
75D’una sgualdrina Davo. E qual di noi
Commette fallo più di forca degno?
Quando l’amor mi punge e riscalda,
Vo la sera a passar con esso lei,
E poi la lascio senza infamia o pena,
80Che altri di me più ricco o più ben fatto
Prenda il mio loco. E voi, qualor gittato