Pagina:Satire (Orazio).djvu/15

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Le scipide sue storie a udir gli astrigne.
120Un pien di vino scompisciommi il letto,
O fe cadere in terra una scodella
Già stata fra le man del vecchio Evandro,
O la fame gli fe torre un pollastro
Che stava nel taglier dalla mia parte,
125Per questo ho da pigliar l’amico in urto?
Che farei, se m’avesse svaligiato,
Rotto il segreto, oppur la fè tradita!
Chi vuol che uguali sien tutte le colpe,
Quando al fatto si viene è in grande intrico.
130Il senso e l’uso vi s’oppone, ed anche
L’utilità, che quasi al giusto è madre.
Quando gli uomini primi usciro al mondo
Muti e sozzi animali ebbero insieme
Per le ghiande e le tane ad azzuffarsi
135Con unghie e pugni, co’ baston dipoi,
Indi con l’armi che foggiò il bisogno,
Finchè inventate fur parole e nomi
A dinotar gl’interni sensi; e allora
Cessaron le battaglie, e alzate furo
140Città munite, e con le leggi esclusi
I furti, gli adulterj e le rapine.
Perocchè prima ancor d’Elena al mondo