Pagina:Satire (Orazio).djvu/23

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Fuor che il padron, poi questo ancora, ov’abbia
Bacco sincero il petto a lui dischiuso.
E a te de’ negri cor tanto nemico
Sembra costui gentile, urbano e schietto.
120Ed io se rido un pò perchè l’insulso
Rufillo è tutto odor, Gorgonio ammorba,
Pien di livor ti sembro e maldicente?
Se alcun farà de’ furti di Petillo
Capitolin ricordo in tua presenza,
125Tu lo difendi alla tua bella usanza,
Dicendo: io fui suo commensale e amico
Sin da fanciullo, e a mio riguardo feo
Molte cose e poi molte. Or mi consola
Ch’egli sen viva sano e salvo in Roma.
130Maraviglio però com’ei potesse
Dal giudizio scampare. E quì sta il sugo
Della nera loligine, qui tutta
La ruggine s’accoglie. Or da un tal vizio
Che scevre sian mie carte, e più il mio cuore,
135Se di me protestar cosa veruna
Altra poss’io, con verità il protesto.
Se franco parlo alcuna volta e scherzo,
Vuolsi a me condonar questa licenza.
A ciò fare avvezzommi il mio buon padre,