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Pagina:Satire (Orazio).djvu/3

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Quei che il terren col duro vomer fende,
Il furbo oste, il soldato, il navigante
40Che ardito solca il mar, vanno dicendo
Che volte son le lor fatiche e stenti
A procacciarsi il pan per la vecchiaja,
E assicurarsi un placid’ozio, come
La piccola formica, a noi di molta
45Fatica esempio, quanto può col rostro
Dietro si tragge, e del futuro accorta
Via via l’abbica, ed il suo mucchio accresce.
Sì, ma costei, quando l’Aquario attrista
L’anno cadente, fuor non mette piede,
50E l’ammassato gran si gode in pace.
Ma te non verno, o sollion, non fuoco
Nè mar nè ferro da lucrar distoglie,
Per non vedere alcun di te più ricco.
Che val sotterra por furtivamente
55Con paurosa mano immenso pondo
D’argento e d’or? Perchè non si riduca,
S’io lo vada scemando, a un vil bajocco.
Ma se tu non lo spendi, e che ha di bello
La ragunata massa? or via poniamo,
60Che tu nell’aja battut’abbia cento
Mila moggia di gran. Non la tua pancia