Pagina:Satire (Orazio).djvu/66

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Nè de’ poveri il vitto è dalle mense
De’ più ricchi signori in tutto escluso.
Perocchè l’uova, comunal vivanda,
Oggi v’han loco e le mature ulive.
75Non è gran tempo che si rese infame
Per un nuovo acipensero la mensa
Del banditor Gallonio. E che? In allora
Forse men rombi il mare in sen nutrìa?
No; ma sicuro il rombo entro sue cave
80Giaceva, e la cicogna entro suo nido;
Finchè di girne in traccia a voi maestro
Fu Rufo pretorian. Se alcun dicesse
Che son grati al palato i merghi arrosti,
La nostra gioventù docile al male
85Tosto darebbe alle sue voci assenso.
Ma tra ’l sordido e il parco trattamento
Mette Ofello medesmo il suo divario.
Perocchè indarno altri s’invola a un vizio,
Se trabocca in un altro. Avidieno,
90Che il cognome di can per giusto merto
Affisso porta, ulive di cinque anni
Mangiare ha in uso, e corniole selvagge.
Vin non attigne se non guasto; e un olio,
Che ti fa stomacar, con un cornetto