Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/87

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inviolabilita’ de’ misteri violata, ecc. 31

divenimmo dormigliosi. Cos’è, cos’è? disse Quartilla, pensate voi di dormir nuovamente, quando sapete che si ha a vegliare in onor di Priapo?23

Ma Ascilto da tanti fastidj abbattuto cadde addormentato, e la damigella ch’egli avea con disprezzo respinta, gli imbrattò tutto il viso di fuligine polverizzata e, poichè nulla sentiva, gli dipinse con carboni spenti le labbra e le spalle.

Ed io pure stanco di tante molestie sentivami consumare dalla svenevol dolcezza del sonno: lo stesso accadea al resto della famiglia, sì fuor della stanza, che dentro; ed altri giacevan qua e là a' piedi de’ commensali, altri appoggiati alle pareti, alcuni colle teste dell’un sull’altro russavan sull’uscio; persin le lucerne mancanti di umore mandavano lume leggiero e moribondo, quando due schiavi siriani con disegno di carpire una bottiglia entrarono nel triclinio, e mentre disputavansela con calore in mezzo ai coperti, la bottiglia si ruppe, cadde la mensa e il vasellame, e un bicchiero lanciatosi d’alto tagliò il capo a una fantesca che dormia sur un letto. Perlocchè ella gridò, e ad un tempo stesso scoperse i ladri, e alcuni degli ubriachi svegliò. I ladroncelli vedutisi attrappati si distesero parimenti lungo un letto, che sarebbesi creduto esservi stati e giacervi da lungo tempo.

Lo scalco ridestatosi avea già rifuso l’olio nelle agonizzanti lucerne, ed i valletti, fregatisi così un poco gli occhi, rimetteansi in servizio, quando una sonatrice di cembalo avanzatasi e facendo strepitar lo stromento, risvegliò tutti gli altri. Ricominciò allora il convito, Quartilla spinse a bever di nuovo, e la sonatrice accrescea l’allegria de’ commensali.

Intanto entrò un altro bardassa, uomo fra tutti insipidissimo, e ben degno di quella casa, il quale, com’ebbe battendo le mani schiamazzato, cantò questi versi: