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La natura non è così nemica
Del vuoto, quanto son questi signori.
Esagerazion la non è mica,
Non è per isvegliare i buoni umori,
Se libero si scorge un sol mattone
Dura s’accende più l’aspra tenzone.
E grulli, e sciocchi fûr quegli antenati
Vostri, che contendean così tra loro
L’onor di consolar gli sventurati,
E d’elargir pur essi ogni tesoro.
Oh! sciocchi! oh! grulli! voi, sì voi, ben fate,
Che delle prime attrici v’infiammate.
Oh oh! quel tal signor giunse alla porta,
Quel signor di cui sopra abbiam parlato;
Sta per entrare, o tu Musa, comporta
Ch’io fossi in zanzaretta trasformato,
E meco pur trasforma questi amici,
Tutti, tutti, lettori e leggitrici.
Zizi! zizi! entriam, su via, zanzare,
Là dentro al sospirato gabinetto.
Eccola qui, non ravvisate, o care,
La verginella da quel vago aspetto?
Eccolo qui quel tale signorino,
E uno, e due, e questo è il terzo inchino.
Oh! vedete gli attucci, ch’egli la
Per presentare il mazzolin de’ fiori:
State a vedere ancor, guardate là,
Attenti, attenti, veh! dame e signuri,
Un secondo presente a parte a parte
Mostra, sfogliando le dorate carte.
Che cos’è? Che cos’è? Guardiamlo pure,
Lasci veder quel coso prelibato,
Di che parlar dovran le età future,
Com’oggi noi parliamo del passato.
Permio! qual è a veder cosa si strana?
Di gran ceci dorati una collana?