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120 origine del sistema planetario eliocentrico

cazioni, che in corrispondenza a questa nuova ipotesi si dovevano introdurre nel movimento degli altri corpi celesti. Ei supponeva grandi le distanze degli astri, ed infinita addirittura l’estensione del mondo; probabilmente per non aver a preoccuparsi della parallasse diurna, cioè dall’anomalia apparente che negli astri è prodotta dalla rotazione quotidiana dell’osservatore intorno all’asse della Terra. Ed ei sapeva ancora, che in questa ipotesi la durata della rotazione terrestre, per soddisfare ai fenomeni, non deve essere di un giorno solare esattamente, ma alquanto più breve.

3. Ma ad Eraclide Pontico si deve ancora un’altra innovazione, forse non meno importante nelle sue conseguenze. I sistemi con cui i filosofi sino allora si erano industriati di dare una spiegazione approssimata dei movimenti celesti, erano fondati tutti sulla ipotesi di rivoluzioni circolari e concentriche intorno al centro del mondo; sia poi che questo centro fosse occupato dalla Terra, come volle Platone ed altri prima di lui, sia che in quel punto si mettesse il focolare dell’universo, come volle Filolao e con lui altri Pitagorici. Questo principio, di non ammettere altre circolazioni che intorno al centro del mondo, fu pure strettamente osservato da Eudosso nelle sue sfere omocentriche; le quali appunto a tal principio devono quella bella ed assoluta simmetria, che le distingue. Ma appunto verso l’epoca di cui stiamo discorrendo si cominciò a riconoscere, che nessuna delle costruzioni fino allora inventate poteva dare conto sufficiente di tutti i fatti osservati; che quindi, esaurite tutte le supposizioni che il principio suddetto poteva fornire, era necessario introdurre qualche principio nuovo.

Un tal principio fu suggerito dallo studio dei movimenti di Mercurio e di Venere, e dalle variazioni notate nel loro splendore apparente. Le loro digressioni alternate e regolari a destra ed a sinistra del Sole, e le vicende della loro luce, notabili specialmente in Venere 1, con evidenza quasi intuitiva spingevano a supporre, che il centro della loro circolazione non fosse la Terra, ma bensì un altro punto collocato nella

  1. Che le osservazioni dello splendore di Venere abbiano fornito uno degli argomenti per dimostrare che essa non descrive un circolo intorno alla Terra e non rimane a distanza invariabile da questa è attestato formalmente da Sosigene presso Simplicio Comm. De Cælo, p. 504 della nuova edizione di Heiberg, Berlino, 1894.