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di tutte le altre; e lo stesso Pitagora esortò a risolvere i problemi colle ipotesi più semplici e più facili, come quelle che a preferenza delle più complicate convengono a quei corpi divini». — Qui Proclo intende probabilmente gli eccentri nel senso delle ipotesi tolemaiche (di cui parla poco dopo), cioè nel senso di eccentri fissi; ma l’autorità da cui egli dipende (che possiamo con fondamento supporre sia Gemino nel suo trattatonota (Sull’ordinamento delle discipline matematiche) l’intendeva senza dubbio come tutti gli altri scrittori, che abbiam veduto poc’anzi mettere l’una e l’altra ipotesi in reciproca mi-relazione. Lasciando pure in dubbio quanto si attribuisce personalmente a Pitagora, avremmo questa notizia: che la prima idea così degli eccentri mobili, come degli epicicli, sarebbe dovuta ai Pitagorici.

30. Ma le notizie più importanti che abbiamo su tale argomento sono quelle riferite da Simplicio nel suo Commentario ad Aristotele Dee Cælo. Prendendo a trattare del sistema delle sfere omocentriche, dice: «Primo dei Greci Eudosso da Cnido (siccome narrò Eudemo nel secondo libro della Storia dell’astronomia, e Sosigene dietro l’autorità di Eudemo), dicesi aver per mezzo di simili ipotesi tentato di sciogliere il problema proposto, come narra Sosigene, da Platone a quelli che di tali cose si occupavano; con quali supposizioni cioè di moti regolari ed ordinati si potessero rappresentare i fenomeni osservati nei movimenti dei pianetinota». L’autorità di Eudemo, da cui questa notizia dipende, è la più grande che possa desiderare. Alquanto più sotto, dopo aver esposta la la dottrina delle sfere omocentriche, e le difficoltà che ne consigliarono più tardi l’abbandono, aggiunge: «I posteriori astronomi adunque respingendo l’ipotesi delle sfere revolventi, principalmente perchè non valgono a spiegare le variazioni dello distanze e le anomalie dei movimenti, alle omocentriche surrogarono le ipotesi degli eccentri e degli epicicli, se pure quella dei circoli eccentrici non fu già ideata dai Pitagorici, come alcuni altri narrano, e fra questi Nicomaco, e sull’au- 1

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  1. Opera dì cui gravissima fu la perdita per la storia dell’astronomia di tutte le matematiche. Citata da Pappo, Coll. Math. ed. Hultsch, p. 1027. Proclo se ne servì per le notizie storiche preziosissime da lui riferite nel mio Commentario al Libro I di Euclide.
  2. Simplicio, De Cælo, ed. Heiberg, pp, 488-493.
Schiaparelli-Astronomia II. 10