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298 cenno dei recenti studi del d.r cantor

sebbene allora, come prima e dopo, fossero affatto ignoranti di geometria, capirono tosto che fra i teoremi di Euclide alcuno ve n’era la cui diritta applicazione spesso poteva importare buone somme di moneta sonante, e quindi non farà meraviglia l’udire, come le regole di Erone trovassero in Roma un’accoglienza quale non ebbero mai le sublimi speculazioni di Apollonio e di Archimede. Con un’accurata analisi è rinscito al signor Cantor di additare negli scritti correnti sotto il nome di Erone l’origine di quasi tutte le formule agrimensorie citate nei libri dei gromatici. Uno di questi, Marco Giunio Nipso, ha riprodotto varie regole del Geometra greco in traduzione affatto letterale. Insieme alle principali regole di Erone si trovano anche esposti alcuni procedimenti astronomici per ben determinare la direzione del cardiae e del decumano, cioè della meridiana e della sua perpendicolare1, il tutto senza dimostrazione, ed in modo da lasciar vedere chiaramente, che anche qui la scienza dei Greci aveva servito di fondamento2.

Fra gli scritti dei gromatici, il più interessante per la storia delle matematiche fu ommesso nella collezione berlinese degli agrimensori romani, forse in conseguenza del punto di vista quasi esclusivamente giuridico ed archeologico, serbato dagli editori nel pubblicare quella raccolta. Lo scritto porta per nomi d’autori Aprofodito e Betrubo Rufo (Epafrodito e Vitruvio Rufo?). Cantor ne pubblica qui il testo, per la prima volta riproducendolo in forma intelligibile e nella sua integrità colla scorta di un antico manoscritto del VI o VII secolo, detto il Codice Arceriano, il quale stette fino alla fine del XV secolo nel monastero celebre di Bobbio, e dopo vari casi e mutazioni di proprietari ora si trova a Wolfenbüttel. Lo studio di questo difficile scritto ha fatto riconoscere all’autore che la sua origine risale agli scritti portanti il nome di Erone; ed ha fatto vedere che in esso si nasconde un documento finora

  1. Però, in mancanza di bussola, si trovò spesso conveniente di prendere ad arbitrio la direzione di questi assi, conservando soltanto la loro perpendicolarità. Veggansi le piante delle già citate colonie dei veterani romani nell’Emilia, dove il cardine è senz’altro formato dalla via Emilia.
  2. La regola data da Igino gromatico per trovare la direzione del meridiano colla misura di tre lunghezze dell’ombra di un gnomone, osservate nel medesimo giorno, è stata commentata e spiegata da Mollweide, nella Monatliche Corr., di Zach, vol. XXVIII, p. 396.