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e nella Patagonia, a elima freddo-umido, le lingue di ghiaccio scendono attraverso i boschi tìn quasi al mare.

Perciò non metto dubbio che a preparare le grandi espansioni glaciali d’Europa e dell’America settentrionale sia intervenuta una lunga serie di estati torbide e piovose, brevi e meno calde, come se ne verificano tuttora in alcuni gruppi di anni, e sono lieto che il mio collega Taramelli trovi nel glaciale italiano prova non dubbia di una maggiore piovosità. Basterebbe dire che le ere glaciali furono preparate da periodi di tempo ciclonico in Europa e in America, perchè sono le depressioni barometriche che nell’estate portano temperatura più mite, cielo coperto e maggiore piovosità in basso, nevosità in alta montagna. Con ciò potremmo dire di aver risolto il problema glaciale, nei confini entro i quali troppo spesso siamo condannati a spiegare i fenomeni e i capricci del tempo attuale. Noi leggiamo nelle cronache meterologiche dei giornali: le piogge insistenti dei tali giorni, i freddi che ci costrinsero a esumare i soprabiti in Giugno furono conseguenza di un ciclone atlantico, che generò un cicloncino nel Tirreno, dove rimase sei o sette giorni finché si sciolse o si mosse verso l’oriente. Perchè poi al ciclone e al cicloncino sia piaciuto di far così, noi non lo sappiamo, ed è curiosa questa nostra insistenza nel voler cercare la causa della causa di un fenomeno meteorologico remoto, quando non sappiamo trovarla per i fenomi analoghi che si svolgono sotto i nostri occhi. Tuttavia è interessante seguire i tenta ti vi per accostarsi alla soluzione del problema, sia perchè furono l’impulso a ricerche climatologi che e tìsiche di alto interesse già per se sfesse, sia perchè il fenomeno si presenta in una scala ben più grandiosa delle piccole perturbazioni attuali e storiche del clima, e possiamo sperare ch11 ci riveli più facilmente il giuoco delle cause e degli effetti, proiettando così dal passato luce sul presente.

Come si può ammettere un tempo ciclonico dominante contemporaneamente e per lunga serie di secoli non soltanto sulle due sponde dell’Atlantico, ma in tutte le regioni montuose di ambedue gli emisferi, ove il quaternario è rappresentato da formazioni e da caratteri morfologici di origine indubbiamente glaciale? Il sig. Harmer, 1 che studiò il pro1 F. W. Harmek, Infliienee of Winds npon Olimaie durimi the pleistocene Epoch, «Quart. Journ. of Geol. Soe.», LVfl, 1901.