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il fenomeno religioso 111


che un insieme di tabù che fanno ostacolo al libero esercizio delle facoltà individuali1.

Tutto il diritto ha così origine prettamente religiosa e l’ordine sociale che esso oggi garantisce nelle nostre società civili incombeva allora per intero sulla religione, la di cui sanzione era la sola, a quei tempi di assoluta insufficienza tecnica delle altre, che potesse essere veramente efficace. Notiamo che ogni infrazione di tabù, ogni atto antisociale, per tale sanzione stessa che rendeva necessaria, metteva ogni volta in funzione l’organo religioso, e tanto più energicamente quanto maggiori erano il danno sociale e il conseguente bisogno di rafforzare con tale sanzione il rispetto pel divieto ora infranto. Da ciò l’esercizio continuo e ii conseguente sviluppo che a tale organo venivano così ad essere assicurati.

A queste istituzioni regolanti dati atti o rapporti altre se ne aggiungono che servono a classificare gli individui in una quantità di scompartimenti sociali diversi secondo l’età, il sesso, lo stato celibe o coniugato, la professione, la casta, e via dicendo. Ciascuno di questi gruppi speciali è organizzato essenzialmente su basi religiose e, per passare dall’uno all’altro, è necessario sottomettersi alle rispettive cerimonie che la religione prescrive. Dal giorno della sua nascita a quello della sua morte l’individuo è pertanto continuamente preso in una serie interminabile di riti d’aggregazione, d’iniziazione, di consacrazione, di cui quelli che ancora sopravvivono nell’attuale nostra società, quali la circoncisione, il battesimo, la cresima, la comunione, il matrimonio religioso, ecc., non ci danno che una ben pallida idea. Ciascuna società, osserva il Van Gennep, può essere così considerata come una specie di casa divisa in tante stanze e corridoi, a pareti tanto più spesse e con porte tanto più strette quanto più sviluppate sono le cerimonie religiose necessarie per passare da uno scompartimento all’altro2.

A quest’opera di consolidamento statico, la religione aggiungeva quella di determinare e promuovere essa stessa direttamente tutte le attività d’interesse sociale, sopratutto di

  1. Sumner Maine, Ancient Law (1861), London, Murray, 1908, pag. 3 e seg., 16 e seg.; Salomon Reinach, op. cit.: Hist. gén. des rel., pag. 4.
  2. A. Van Gennep, Les rites de passage, Paris, Nourry, 1909; p. es., pag. 2, 36, 271-276.