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dell’attenzione 333

dell’attenzione precedenti. L’«effective guidance and control of consciousness», di cui parla il Lloyd Morgan come elemento mediticatore dell’atto istintivo di beccare del pulcino, non è dunque cbe il sorgere d’una tendenza affettiva nuova di disgusto, inibitrice di quella primaria di fame che tende ad ’ impingerc» l’atto istintivo stesso1.

La bambina che condotta a passeggio dalla sua bornie vede ad un tratto la mamma sul marciapiede opposto fa per slanciarlesi incontro. Ma la bonne dà subito un grido: «Attenta alla carrozza!»; e ipso facto la corsa già iniziata si arresta. Poi sta per venir ripresa appena la carrozza è passata, e già un nuovo passo in avanti è quasi compiuto, quando il sopraggiungere d’una, seconda carrozza fa retrocedere da capo la piccina al punto di prima. L’antagonismo delle due affettività, di desiderio e di timore, che contemporaneamente sono mantenute deste nella bambina dalla vista della madre e dal sopraggiungere di sempre nuove carrozze, risalta nel modo più evidente dal continuo suo fare un passo avanti ed uno indietro; esso si rispecchia fedele nell’espressione stessa dei suoi occhietti vivaci, i quali, mentre brillano di bramosia e di contentezza allorché sono volti verso la mamma e che il nuovo passo in avanti sta per cominciare, assumono, subito dopo, un’espressione di contrarietà e d’inquietudine (piando timorosi si volgono ad un’altra ancora delle noiose carrozze che non cessano mai di passare. Fino a che, libera orinai completamente la strada, e cessato del tutto ogni stato di timore, e con esso anche ogni e qualsiasi «stato d’attenzione», la bambina finalmente, piena di gioia, dà esecuzione completa al suo desiderio e si precipita nelle braccia della madre.

L’antagonismo affettivo si manifesta parimente nella sua massima evidenza in certi stati tipici d’attenzione, nei quali esso si traduce nella «scelta» delicatissima delle modalità più impercettibili d’un dato atto.

Il giuocatore di bigiiardo, p. es., che ha già puntato la stecca contro la palla è mosso anzitutto dal desiderio di far partire il colpo e si accinge a farlo, ma la tensione stessa troppo pronunciata dei muscoli del braccio gii evoca il timore di dare un colpo troppo.forte come già gli è successo poco innanzi, e allora, sotto l’impulso di quest’affettività contrastante, i

  1. Cfr. Lloyd Morgan, ibid., 129-131, 135, 139-140.