Pagina:Senofonte L Economico tradotto da Girolamo Fiorenzi Tipografia Nobili 1825.djvu/126

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lessero soffocare il grano, e gli venissero a rubare il proprio nutrimento, a quel modo, che i calabroni non sapendo essi fabbricare il mele, rubandolo alle api, si divorano quel nutrimento, ch’esse colle loro fatiche si erano procacciato? Queste, risposi, senza dubbio dovremo tosto svellere, siccome si discacciano i calabroni dall’arnie. E non ti par egli, disse, che a far tutto questo convenevolmente si adoperino i sarchielli? Certamente; ma io, dissi, o Iscomaco, vado considerando quanto gran cosa sia l’addurre delle ben appropriate similitudini, perocchè tu assai più mi hai fatto sdegnare con queste malvagie erbe assomigliandole come facesti ai calabroni, che quando dei danni di quelle mi ragionasti.


CAPITOLO XVIII.


Quindi siegue, soggiunsi io, la mietitura; dimmi ora di questa quello che hai ad insegnarmi. Si, disse, se tu non mi darai a divedere di saperne già tutto quello, che ne so io: e già che il grano si abbia a segare tu il sai? E come, risposi, non avrei a saperlo? D’onde adunque incomincieresti a segarlo, o standoti dalla parte donde viene il vento, o vero ponendoti a rimpetto? Non mi porrei già, dissi, a rimpetto del vento perchè parmi che il venire incon-