Pagina:Senofonte L Economico tradotto da Girolamo Fiorenzi Tipografia Nobili 1825.djvu/73

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il mio officio, diceami la mia madre, egli è di esser saggia. Si certo, diss’io, o donna, e anche a me il’padre diceva lo stesso; ma ben si appartiene ai saggi, sieno essi uomini, o donne di fare in modo che i propri averi sieno tutti conservati, come si può il meglio, e di aggiungervene quanti altri con onorevoli, e giusti modi acquistare se ne potranno. E vedi tu alcuna cosa, disse la mia donna, la quale io facendo, potessi assieme con te accrescere la casa? Si, le dissi, tutte quelle cose, che gli Dei ti dettero facoltà di poter fare, e le leggi te le approvano, tu studiati di farle il più che saprai meglio. E quali cose mai, rispose, fian desse? Parmi, le risposi, che non sieno già cose di piccol momento, se pure non vogliam dire che a cose di piccol momento sia preposta nell’arnia la regina delle api. E nel vero così seguì Iscomaco a narrare di aver detto alla sua donna; io avviso, che gli Dei nell’ordinare il maritaggio, cioè a dire invitando ad unirsi assieme il maschio e la femmina, con assai sottile considerazione riguardassero, che una sì fatta piacevole unione di tal modo fosse composta, che anche utilissima riuscir dovesse agli uomini in tutte le opportunità della loro vita: perocchè in prima, provenendo da tale scambievole unione in ogni generazione di viventi il procrearsi della prole, si provvede così a ciascuna di queste, che non abbia a venir meno: agli uomini