l’altro, per fama di esistenze perdute. Ma fra loro non si stabilì alcuna simpatia. Invero vivevano ognuno nella salvatichezza diffidente che segue le grandi sventure, in quell’egoismo sospettoso di chi ha troppo sofferto. Ognuno si teneva caro il proprio dolore, noncurante dell’altro. Non li pungeva neppure la curiosità. Ognuno apprezzava il proprio dolore superiore a quanti umanamente possano esistere nel mondo. L’anima di Teresa era più dignitosa e severa, chiusa nell’asprezza dell’orgoglio, meditante nella solitudine: l’anima di Guido si immergeva in un cinismo ta-