un grande discorso a don Ciccio Cannavale, sull’eternità del vero amore, su Dante e Beatrice, su Petrarca e Laura, sulla libertà del sentimento. Don Ciccio gli aveva obiettato che lui, Peppino Fiorillo, non aveva nè arte nè parte, e che non poteva pretendere di sposare una fanciulla che aveva quattromila ducati di dote. Peppino aveva subito replicato, con grande fierezza, che egli disprezzava il denaro: sarebbe andato a Napoli a studiare legge, avrebbe conosciuto gli uomini politici del partito democratico nelle cui mani è l’avvenire, avrebbe tentato il giornalismo, la letteratura, la