Pagina:Serao - Dal vero.djvu/278

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idilio di pulcinella. 275

sfidava, certissimo di non essere riconosciuto, inasprito dalla sua sventura, con una esaltazione nervosa spinta al massimo grado. La fine della rappresentazione si accostava, Gaetano vi anelava per liberarsi da quell’incubo, per liberarsi da quel soffocamento che gli montava dal cuore alla gola, per trionfare di quel pericolo.... Ecco: le ultime battute si compivano, le signore nei palchi si alzavano, Sofia era già in piedi....

Ma il pubblico, soddisfatto del suo amato Pulcinella lo applaudiva senza fine; fu mestieri fermarsi un minuto per ringraziare e poi giù la tela: un sospiro profondo di sollievo. Niente; gli applausi aumentano, bisogna rialzare il sipario, ringraziare di nuovo: Sofia si mette sulle spalle lo sciallo bianco, ma ha gli occhi fissi sul palcoscenico. Ad un tratto una voce dice una parola; due, tre, cinquanta la ripetono; è un grido solo:

— Maschera, maschera!

Egli era perduto. Il pubblico voleva vedere il suo viso, voleva vedere l’uomo che si nascondeva sotto la maschera di Pulcinella; Sofia lo guardava con la ciera fredda e disdegnosa della prima sera. Esitò...

— Maschera! — ruggì il pubblico sovrano.

Allora con un gesto disperato strappò la sua maschera e mostrò il viso disfatto di un morente: fissò lo sguardo sulla fanciulla; ma sul volto di lei lesse un dolore così fiero, un disprezzo così intenso che abbassò la testa, comprendendo la sua condanna.

· · · · · · · · · · ·

Qui finisce l’idilio di Pulcinella, perchè egli non osò più rivedere la fanciulla, nè essa cercò mai più