Pagina:Serao - Fantasia, Torino, Casanova, 1892.djvu/389

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parte quinta 381


— Non ci sarebbe che da fare un po’ di fuoco in cucina.

— No.

— Buonanotte, signorina. Dormite bene.

— Buonanotte, Matteo.

Se ne andò, col suo lume, tirandosi le porte dietro. Ella intese allontanarsi il rumore dei passi e chiudersi l’ultima porta. In quel momento suonavano le otto e mezzo. Si abbandonò sul sofà, gli occhi chiusi, impallidita, come svenuta.


Aveva aspettato due ore intiere, senza alzarsi da divano, immersa in quella specie di stanchezza che le spezzava le membra. Sentiva scoccare i quarti d’ora, contandoli. Il fuoco del caminetto si era lentamente coperto di cenere, ma nella stanza rimaneva un tepore, un fiato caldo. Ella voltava le spalle al lume. Quando sentì suonare le undici, s’alzò in piedi. La vigorìa era ritornata dopo quelle due ore di riposo. Andò presso i vetri, ma non vide nulla. Poi, senza prendere il lume, in punta di piedi, andò nel salotto che aveva una finestra sul cortile. La stanza di Matteo era oscura: sicuramente Matteo dormiva da due ore. Il silenzio profondo premeva sulla casa.

Allora pensò che l’ora era giunta. Ritornò in camera sua, prese il lume, e con precauzioni infinite attraversò la sua stanza, il salotto, la sala di bigliardo, la stanza da pranzo, l’anticamera. Riparava con la mano il lume quasi volesse diminuirne il chiarore: passava nelle stanze, scivolando, come se non camminasse, e la sua