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104 per monaca


— Era con tuo fratello Innico, Chiarina, — riprese la seconda.

Un sorriso dubbio si delineò sulle labbra di Anna Doria: Chiarina e Tecla si guardarono per un minuto secondo, come interrogandosi, — ma Eva sorrideva, tutta felice, tenendo d’occhio la porta, per vedere se comparissero sua madre e il suo fidanzato. Maria Gullì-Pausania chiacchierava sottovoce col principe di Sannicandro, un vecchio robusto, rosso nel volto, coi mustacchi bianchi, un suocero che già si lasciava prendere dalle grandi arie classiche della sua futura nuora, udendo con quanta reverenza ella parlava del blasone dei Sannicandro e degli antenati dei Sannicandro, che avevano combattuto sotto Ruggero Normanno. Giulia Capece ed Eugenia d’Aragona erano entrate, anche loro: Giulia scortata sempre dal suo sciame di giovanotti, di diplomatici, di baroni russi, continuando la sua faticosa professione di zitella nobile, bellissima e povera che cerca un marito ricco: Eugenia d’Aragona con sua madre putativa, la bella principessa, bionda, fresca e sterile, e con Giulio Vargas; si dovevano sposare fra un anno. Ora all’ardente popolana diventata principessa era sorto nel cuore un amore fervido, la passione, per Giulio Vargas; i due fidanzati portavano dappertutto il loro amore, tenendosi a braccetto o per mano, guardandosi negli occhi, lungamente, parlandosi sottovoce, sorridendo con intenzione. Giulio portando la cravatta colore del vestito di Eugenia, Eugenia portando uno spillo da uomo al goletto.

— Adesso vedrete che specie di moccolo ci toccherà di reggere, — disse Anna Doria.