Pagina:Serao - Il romanzo della fanciulla, R. Bemporad & figlio, Firenze, 1921.djvu/207

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scuola normale femminile 203


Emilia Scoppa rileggeva per la decima volta il suo còmpito di lingua italiana, desolandosi perchè non vi sapeva trovare quegli errori di ortografia che vi avrebbe trovati in quantità il professore; Checchina Vetromile scriveva, in un quaderno, una citazione.

In un gruppo Carolina Mazza, dall’occhio provocante, narrava qualche cosa di molto interessante a Giuseppina Mercanti, a Donnarumma, a Luisetta Deste, a Concetta Stefanozzo e costoro, ascoltavano, chi pallida, chi rossa, chi sorridente, chi con gli occhi bassi, la storia: in un altro gruppo, tutto di esterne, Lidia Santaniello, dalle guancie troppo rosse di tisica, con un filo di voce narrava a Caterina Borrelli, ad Annina Casale, a Maria Valente, a sua sorella Cleofe Santaniello, a Scapolatiello, a Pessenda, un’altra storia che queste altre anche ascoltavano attentamente. Alessandrina Fraccacreta si teneva un fazzoletto di tela sull’occhio flussionato e con l’altro leggeva un Jacopo Ortis, aperto dentro il Piccolo Fornaciari; Teresa Ponzio rispondeva a una lettera che avea ricevuto da una esterna; e le altre restavano ritte, discorrendo, maledicendo il tempo cattivo, sospirando, gemendo, cominciando un po’ a litigare fra loro per riscaldarsi, mentre Judicone, la decuriona, chiamava l’appello, leggendo in un grande registro. Ma in un momento i gruppi si sciolsero, le ragazze rientrando nei banchi: quelle che leggevano o scrivevano, si levarono. Era entrato il direttore.

Era un piccolino, scarno, dagli occhi vivissimi, dalla barbetta bionda e aguzza, taciturno, nervoso, sempre in moto, che spiegava rapidissimamente la sua lezione