Pagina:Serao - Il romanzo della fanciulla, R. Bemporad & figlio, Firenze, 1921.djvu/265

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— Tua sorella Giannetta non è venuta da Caserta? — chiese Emma.

— No, poverina: ha la suocera malata. Maria mi ha telegrafato da Piedimonte e Costanza mi ha scritto da Verona.

— Costanza ha due figliuoli?

— Due.

— E Maria?

— Uno: e uno Giannetta.

— E tu quattro: la mamma tua, è già otto volte nonna.

— Otto: ma ha ancora tre figlie da maritare. Non dico per Olimpia e per Teresa: ma Assunta ha già ventotto anni, mi fa pena, capirai.... —

Un lieve rossore salì alla fronte di Emma.

— Che importa? — mormorò essa. — Non vi è obbligo di maritarsi.

— Non lo dire, cara. Qualunque cattivo matrimonio, vai sempre meglio di nulla.

— E perchè?

— Per i figli, Emma — disse gravemente e dolcemente la madre felice.

Un velo di lagrime tremolò, per un minuto, negli occhi di Emma.

— I figli.... i figli — disse lei. — Che ne farai di questi bei figliuoli?

— Per ora, me li godo io.... sono così piccolini! Ma Vincenzino è pieno di ambizione, per loro.

— Parlate sempre dei bimbi, fra voi?

— Sempre.

— E l’avvenire ti piace?