Pagina:Serao - Il romanzo della fanciulla, R. Bemporad & figlio, Firenze, 1921.djvu/281

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— Tu sei la più bella....

— .... non m’interrompere. Congratulati per Gaetanino, che è guarito così miracolosamente del vaiuolo, dille che Paolino e Pietruccio sono tanto carini. Insomma, pensa che ella non ha altro pensiero che noi, altro amore che per noi.

— E per papà?

— Le donne, quando hanno i figliuoli, non amano più il marito, — disse solennemente la biondina.

— Anche tu vuoi fare così?

— Anch’io.

— Allora preferisco non aver figliuoli.

— Non ti far sentire dir questo a mammà. —

Macchinalmente Emma Demartino avea messo la mano in tasca, ne aveva cavato il rosario e aveva cominciato a recitarlo, tra sè, per non ascoltare più quella conversazione. Era una preghiera che si staccava monotonamente da quello spirito: una preghiera senza slancio e senza fervore. Ella non aveva più nulla da chiedere, nè per sè, nè per gli altri. Soltanto per un’antica abitudine, a ogni Pater aggiungeva un Requiem, da che Carluccio Scoppa era morto di colera a Napoli; e a questa preghiera che invocava pace al povero morto, seppellito in un cimitero senza fiori, sotto una pietra senza nome, un lieve riflusso malinconico di vita le inondava il cuore. Il povero morto non l’avea amata veramente, no: era rimasto in Napoli, aveva sposato una napoletana; lei, Emma, era rimasta zitella, non si sa come, non si sa perchè; ma ella era ormai senza rancore, piena di una grande tristezza, come se tutto si staccasse da lei, un grande funerale